Storia dell’Arciconfraternita e del Santuario di N.S. del Suffragio
Antica immagine di N.S. del Suffragio (1852)
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Nei pressi di un canneto nel sito detto anticamente “pianoro di San Martino”, proprio dove attualmente sorge l’ospedale cittadino, esisteva da tempo immemorabile un Oratorio dedicato a San Martino.
Ce ne dà testimonianza un antico codice del 1360, conservato nell’Archivio Capitolare della Cattedrale di Genova, fatto compilare per ordine del Cardinale Egidio di Albornoz, Legato papale in Liguria, nel quale sono elencate tutte le chiese esistenti a quella data nella diocesi genovese. |
Simbolo dell'Arciconfraternita
di Nostra Signora del Suffragio |
Nel suddetto Oratorio, nel 1399, dopo il passaggio dei Bianchi di Provenza, fu fondata una Confraternita dedicata a San Martino.
Nel 1557, a seguito delle incursioni del feroce pirata saraceno Dragut, che mise a ferro e fuoco Recco, uccidendo e facendo schiavi molti recchesi, il governo genovese decise di costruire a difesa del paese un forte, che venne elevato proprio sul sito dell’Oratorio di San Michele.
I confratelli di San Michele si fusero allora con quelli di San Martino. Per non far prevalere nessuno dei due Patroni nacque così una nuova confraternita dedicata al culto della Madonna, che si chiamò Confraternita di Santa Maria e l’Oratorio fu dedicato alla Madonna. E infatti Mons. Francesco Bossio, vescovo di Novara, venendo in visita a Recco nel 1582, lasciò memoria della “Casaccia S. Mariae”.
Verso la fine del 1590 la Confraternita decise di costruire un nuovo oratorio sulla sponda sinistra del torrente. In esso, ce lo conferma il processo per l’incoronazione, nell’anno 1593 fu trasferita la statua della Madonna che da tempo immemorabile si venerava nell’antico Oratorio.
Un documento risalente ai primi del 1600, conservato nell’archivio parrocchiale, riporta che l’Oratorio era dedicato alla Natività di Maria e che il giorno 8 settembre l’Arciprete vi si recava a celebrare la Messa Cantata ed il Vespro.
Nel 1557, a seguito delle incursioni del feroce pirata saraceno Dragut, che mise a ferro e fuoco Recco, uccidendo e facendo schiavi molti recchesi, il governo genovese decise di costruire a difesa del paese un forte, che venne elevato proprio sul sito dell’Oratorio di San Michele.
I confratelli di San Michele si fusero allora con quelli di San Martino. Per non far prevalere nessuno dei due Patroni nacque così una nuova confraternita dedicata al culto della Madonna, che si chiamò Confraternita di Santa Maria e l’Oratorio fu dedicato alla Madonna. E infatti Mons. Francesco Bossio, vescovo di Novara, venendo in visita a Recco nel 1582, lasciò memoria della “Casaccia S. Mariae”.
Verso la fine del 1590 la Confraternita decise di costruire un nuovo oratorio sulla sponda sinistra del torrente. In esso, ce lo conferma il processo per l’incoronazione, nell’anno 1593 fu trasferita la statua della Madonna che da tempo immemorabile si venerava nell’antico Oratorio.
Un documento risalente ai primi del 1600, conservato nell’archivio parrocchiale, riporta che l’Oratorio era dedicato alla Natività di Maria e che il giorno 8 settembre l’Arciprete vi si recava a celebrare la Messa Cantata ed il Vespro.
All’interno dell’Arciconfraternita di N.S. del Suffragio esistevano due compagnie: una detta “Compagnia della Morte o del Trentesimo che si interessava dell’assistenza ai moribondi e del trasporto dei defunti poveri al cimitero, l’altra detta del Suffragio.
Nel 1710 la Confraternita, che ancora si chiamava di Santa Maria, si aggregò l’Arciconfraternita del Suffragio di Roma adottandone definitivamente il titolo. Da questo momento l’Oratorio assunse il titolo di N.S. del Suffragio. Nel corso del ‘700 l’antico Oratorio, di cui non conosciamo la vecchia struttura architettonica, subì all’interno una serie di trasformazioni fino ad assumere l’aspetto dell’attuale Santuario. Il Santuario all'inizio del XX sec.
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Il Santuario all'inizio del XX sec. visto dalla collina di Megli
Durante il periodo napoleonico l’atteggiamento nei confronti delle Confraternite divenne sempre più repressivo. Nel 1811 il calvinista Bourbon, prefetto francese, firmò il decreto di chiusura degli oratori.
Anche il nostro Oratorio non sfuggì a questo destino, nonostante i tentativi da parte dei cittadini e del Sindaco di preservarlo. I beni dell’Arciconfraternita che erano stati requisiti nel 1797, furono riscattati in seguito da alcuni cittadini i quali li restituirono all’Arciconfraternita quando nel 1814, caduto Napoleone, l’Oratorio fu riaperto al culto. |
Fu un nuovo fervore di devozione, quasi un’esplosione di quella fede che per tanti anni era stata forzatamente nascosta nell’anima dei devoti recchesi. Tale era l’affluenza e tante le grazie che la madonna elargiva ai suoi fedeli che la cittadinanza, tramite il Sindaco ed il Parroco, chiesero alle alte autorità della chiesa di poter elevare l’oratorio a santuario ed ottenere dal Capitolo Vaticano l’incoronazione della venerata Effigie.
La domanda venne accolta e l’incoronazione concessa con Bolla del Capitolo Vaticano del 24 marzo 1823, regnante Papa Pio VII.
La domanda venne accolta e l’incoronazione concessa con Bolla del Capitolo Vaticano del 24 marzo 1823, regnante Papa Pio VII.
Il Capitolo Vaticano donò anche le due auree corone con le quali l’Arcivescovo di Genova Cardinale Luigi Lambruschini l’8 settembre 1824 incoronò la statua di N.S. del Suffragio e del Bambino. Da quella data l’Oratorio diventò Santuario.
Auree corone
donate dal Capitolo Vaticano per l'incoronazione della Madonna e del Santo Bambino In occasione dell’incoronazione un oratore eccezionale pronunciò il discorso commemorativo: Sant’Antonio Maria Gianelli che ritornò ancora a predicare nel Santuario l’8 settembre 1828.
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La processione dell'Incoronazione (8 Settembre 1824).
Affresco dipinto nel 1874 dal pittore Giovanni Quinzio, andato distrutto nei bombardamenti |
Veduta del Santuario all'inizio del XX sec.
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Nel corso dell’Ottocento furono intrapresi nuovi lavori di abbellimento del Santuario. Verso gli anni 40 fu costruita la nuova facciata in stile neoclassico, la cui decorazione venne eseguita dallo stuccatore Gerolamo II Centanaro, ed elevata la prima parte del campanile. In occasione del 50° anniversario dell’Incoronazione nel 1874 fu completata la decorazione del soffitto e verso la fine del secolo fu innalzata la seconda parte del campanile.
Ulteriori lavori di abbellimento furono effettuati nel corso dei primi quarant’anni del novecento, specialmente in occasione del primo centenario dell’incoronazione. Memorabile fu il primo centenario dell’Incoronazione (8 settembre 1924) al quale intervennero il cardinale Luigi Sincero da Roma, l’Arcivescovo di Genova Mons. Francesco Sidoli, Mons. Giacomo. M. De Amicis Vescovo tit. di Sinope e Mons. Cesare Boccoleri Vescovo di Terni e Narni. Il vescovo di Terni predicò l’intera novena di preparazione.
Durante il secondo conflitto mondiale il Santuario fu seriamente danneggiato. La statua della Madonna fu ospitata presso la villa del Signor Federico Badaracco in località Faveto, dove furono celebrate le funzioni dell’8 settembre del 1944. Numerosi furono i recchesi che, pur dispersi dalla distruzione della città, dalle località vicine dove erano ospitati si recarono al rifugio della villa per assistere alla Santa Messa e venerare la Madonna. |
Al termine del conflitto la sacra Statua fu trasferita con solenne processione, dalla Villa Badaracco all’Oratorio adiacente al Santuario, poiché questo era inagibile. L’Oratorio ospitò le sacre funzioni fino al giugno 1947 quando il Santuario fu nuovamente aperto al culto.
Nel corso degli anni sessanta e settanta dello scorso secolo la tenacia dell’Arciconfraternita e dei recchesi hanno riportato il Santuario all’antico splendore. |
Giugno 1945 : La Madonna ritorna al Santuario dopo la guerra
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